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OISEAU MOUCHE – Francia

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 L’OISEAU MOUCHE è una compagnia teatrale unica in Europa; i suoi componenti, attori professionisti, sono ragazzi e ragazze con handicap mentale. La compagnia è nata nel 1981 e, stabilitasi a Roubaix, lavora con differenti registi e coreografi e fino ad oggi ha prodotto più di tredici spettacoli che sono stati portati in tournée in tutta Europa e negli Stati Uniti.

Gli attori ricevono una formazione completa (danza, arti plastiche, voce, musica e video) che poi utilizzano negli spettacoli. Al teatro portano la profondità del loro mistero, il loro silenzio a volte, una presenza teatrale intensa, dei gesti insoliti ed una stranezza propriamente poetica.

Per gli Oiseau Mouche, il teatro non è una questione di terapia, ma una scelta radicale di teatro professionale in cui la qualità dell’agire, dell’essere in scena, viene al primo posto e senza scuse o concessioni. Gli attori della compagnia, nel loro handicap e nella loro volontà di superarlo, sono una testimonianza di lotta contro tutte le sofferenze e soprattutto contro tutte le esclusioni.

Sono diversi, ma solamente loro sono in grado di modificare il nostro sguardo. Liberano la nostra visione perché, più di altri, c’invitano a viaggiare oltre le apparenze. Sono delle donne e degli uomini che, accettando il lavoro dell’attore, interrogano gli spettatori e il teatro, svelando un mondo fatto di abitudini culturali e sociali.

La compagnia è una struttura aperta, un luogo di scambio dove gli incontri umani ed artistici cercano una loro verità profonda.

Il regista Antonio Viganò dice: “vogliamo dimostrarvi che si nasce alla vita in tanti modi, sotto tante forme; il dramma è in noi, siamo noi e noi siamo impazienti di rappresentarvelo, qui, su questo palco”.

Il teatro la Ribalta di Milano (che sostiene la produzione dello spettacolo francese in Italia) ha incontrato quest’anno, per la seconda volta, la compagnia de l’Oiseau Mouche. Il primo momento è stato la creazione dello spettacolo “Excusez-le” (“Il vestito più bello”), presentato in anteprima al Festival di Campsirago, poi nella rassegna “Altri Percorsi” ad Osnago.

Quest’anno l’incontro con la Compagnia avviene intorno ad un testo teatrale, i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello. L’interesse per il testo pirandelliano nasce dal dramma dei sei personaggi che domandano al teatro il diritto di esistere.

L’uso della maschera, il continuo conflitto con il doppio della nostra personalità, la sua vicinanza alla follia, la continua riflessione sull’individuo e le sue molteplici forme e facce è il gioco del teatro pirandelliano che si rivela fertile per gli attori dell’Oiseau Mouche ed apre loro la possibilità di giocare su chi siamo, su come vogliamo apparire all’altro, sulla ludicità e sulla follia, sul dentro e fuori di ognuno di loro e di noi.

Continua Antonio Viganò: “Accennano a passi di danza, armoniosi figurazioni di gruppo, sotto le luci fredde di una fila di proiettori. E chiedono che la loro storia si compia in qualche modo, ma il paradosso pirandelliano appare completamente rovesciato. Non è più una vicenda immaginaria che esige uno scioglimento nella “realtà” della scena. Qui il segno è quello di umanità smarrite, incapaci di individuarsi di qualunque definizione, costrette ad una forma che non esprimerà mai appieno il proprio modo di essere e non certo perché quegli uomini e quelle donne sono segnati dall’handicap, impressione che viene immediatamente superata, sublimata in un piano di riflessione che tocca tutti, nella nostra più profonda ed imprecisa interiorità”.

“Tu existes?” (esisti?), è la domanda con la quale gli Oiseau Mouche ci avevano lasciato con il precedente allestimento diretto da Antonio Viganò “Excusez-le o il vestito più bello” del 1995. Per esistere (exister), in quella messinscena era necessario avere un passato da raccontare, avere storie personali e condividerle, per gioiose, ridicole o dolorose che fossero. Una domanda radicale rivolta al teatro, domanda di esistenza posta da chi nella vita viene annotato in margine, perché “diverso”.

Un percorso naturale ha condotto gli Oiseau Mouche, ancora guidati dal regista italiano, ad incontrare Pirandello con la sua drammaturgia che esaspera i conflitti fra apparenza e realtà, fra normalità e anormalità, fra individuo e mondo esterno mostrandoci la tragicità di una vita, “che si aggira piccola tra le apparenze e che ci sembra quasi che non sia davvero, che sia come un fantasmagoria meccanica. E come dare importanza a questa “vita piccola”?”, si domandava infine Pirandello. Gli Oiseau Mouche rispondono oggi mettendo in scena se stessi e il proprio dramma, attraverso una rappresentazione che pone sotto la grande lente della scena quei segni di verità che la superficialità del quotidiano spesso disperde. Così i Sei personaggi, che nella pièce del 1921 erano fantasmi di identità in cerca di un autore e di una scena che desse loro vita piena, qui sono squarci di vite difficili o imbarazzanti agli occhi della norma, che contendono le tavole del palcoscenico alla prepotenza sottile del conformismo. Il conformismo di un teatro fatto di fissità: un testo, pulizia, commozione, romanticismo, e nel quale tutto si deve capire. Non capisce quasi nulla infatti l’accademico attore in sciarpa rossa che prova e riprova rigidamente il suo “essere o non essere”, quando i sei personaggi irrompono nel suo spazio con una gestualità onirica e priva di orpelli, con giochi che risuonano dall’infanzia, con il desiderio gridato di liberarsi da una forma imposta loro e che li imprigiona. Perché ciascuno è un insieme di multiformi assurdità, ci dicono, ciascuno può essere molti e i paradossi, i conflitti interiori tracciati con grande lucidità e profondità di visione da Pirandello, a quasi ottanta anni di distanza, sembrano essere stati scritti per loro.

Webmaster: ernesto giocolano
Aggiornato il 12-04-00.