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MUK, teatro del silenzio, OTTAVO GIORNO

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Si chiama “Ottavo Giorno” ed è un’associazione fondata tra gli altri da Vasco Mirandola, attore che qualcuno di voi ricorderà di aver visto recitare in “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores. C’entra poco questo nella spiegazione di quello che questa associazione fa, ma è utile per capire che coloro che ci stanno dietro sono dei professionisti dello spettacolo, e non certo degli artisti per hobby. Una caratteristica che ha convinto persino un elefantino istituzionale come l’amministrazione regionale del Veneto a dare credito a quello di cui Ottavo Giorno si occupa, e a siglare con la stessa una convenzione per mettere in piedi attività artistiche e di laboratorio teatrale e di danza per disabili.

Teatro dunque come strumento di riabilitazione e di mantenimento delle facoltà espressive: tre le aree artistiche esplorate. Il laboratorio artistico, per ragazzi disabili che vogliano conoscere e praticare il gioco teatrale: musica nel teatro, danza, gioco e clownerie. Il laboratorio teatrale per ragazzi non udenti, realizzato dalla Compagnia MUK (Teatro del Silenzio) che altro poi non è che una “costola” di Ottavo Giorno. La danceability, danza per ragazzi abili e disabili, che si sviluppa attraverso un lavoro sulle sensazioni del corpo in cui tutti i sensi sono coinvolti: tutti, nessuno escluso, partecipano e contribuiscono allo sviluppo della danza.

I “soci” e collaboratori di Vasco Mirandola sono Nicola Coppo e Marina Giacometti, all’interno dell’associazione, oltre alla Compagnia MUK, si è formata anche la Compagnia Pesche Noci fatta da ragazzi Down. L’associazione è sostenuta dal Comune di Padova e dalla regione Veneto, e alcune delle iniziative vengono realizzate grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Tra gli spettacoli portati sul palcoscenico ci sono “Prove di Volo”, “Opera Zero”, “Opere in volo” e “Sarabanda”.

 

PROVE DI VOLO

 

“Prove di volo” è liberamente ispirato a “Il verbo degli uccelli” di Farîd AD-Dîn ‘Attãr.

In uno dei tanti posti oscuri del mondo, vive un gruppo di uccelli: si azzuffano per niente, un ramo, una fetta di cielo. A forza di trattenere, nascondere, prendere, le ali hanno perso confidenza con l’aria, si sono chiuse, atrofizzate, le piume sono diventate come vesti da strappare. Quando arriva quello strano uccello che si muove come il vento e fa volare le mani, è un brivido, ha un vestito di perle luminose, la luna sotto i piedi. Dove ha preso quello splendore? Il viaggio ha inizio da una domanda. Ogni uccello un a storia, ogni storia un giorno. Si potrebbe arrivare all’ottavo giorno. Non ha importanza dove, l’importante è esserci dentro. Ognuno è appesantito da qualcosa: il potere, la pigrizia, la paura, la bellezza, la solitudine, il possesso, le abitudini, i pregiudizi. A ognuno viene chiesto di lasciare a terra qualcosa, far posto all’aria, diventare vento, cercare quell’attimo, quell’ora rarissima in cui la poesia si stacca dalle cose. Ci si prova, ci si prova perché è il momento. E poi ci sono tutti quei segni nell’aria e la certezza che dietro quei segni ci sia qualcosa di più. Il segno è una magia, una zona di mistero, non si può afferrare con le parole, è un’altra visione del mondo. E se anche si trovassero le parole bisogna stare attenti che non si pentano.

 

Con

 

Alessandra Abrami, l’uccello dal collo lungo

Michele Caiati, l’uccello dalle mille forme

Nadia Chinello, l’uccello di luce

Gianluca Conti, l’uccello variopinto

Luigi Le Rose, un rapace

Rosalba Marino, l’uccello della notte

Francesco Mazzeo, l’aquila

Antonio Pellegrino, il pellicano

Nicola Pittarello, il solitario

 

Chiara Mario, costumi

Michele Sambin, scene, Luigi Troncon, realizzazione

Stefano Marcato, musiche

Pietro della Corte, luci

Lucia Vinello / Vasco Mirandola, riduzione teatrale

Marina Giacometti, coreografie

Vasco Mirandola, regia

 

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Aggiornato il 09-05-00.